Museo dell'Abbazia

Storia

 

Il Museo ha sede negli ambienti monastici risalenti al XVI secolo. Nelle sale cinquecentesche, prospicienti il coevo chiostro, originariamente destinate a scriptorium, archivio e biblioteca, sono raccolte testimonianze storiche e artistiche della trascorsa vita religiosa e culturale di Bobbio, comprese tra l’età romana e il XVII secolo.

L’attuale allestimento, in ambienti recuperati e restaurati, è stato inaugurato il 19 aprile del 1997; il precedente risaliva al 1961, quando si era voluta dare sistemazione a reperti sparsi tra vescovado, cripta ed altri ambienti.

 

Percorso

 

La SEZIONE ARCHEOLOGICA accoglie reperti anteriori al VI secolo, che testimoniano, la presenza di insediamenti in epoca romana: sarcofago della famiglia Cocceia, ara dedicata a Diana, anfore. Preziosa è l’anfora di alabastro (III-IV sec. d. C.) che la tradizione ritiene, infondatamente, delle Nozze di Cana.   Secondo la raffigurazione presente su una formella del sarcofago di San Colombano, è dono di Papa Onorio I. Trafugata dai napoleonici e in seguito restituita, racconta il momento della soppressione del monastero (settembre 1801).

La sezione prosegue in un piccolo ambiente che custodisce la Pisside o Teca Eburnea (la datazione va dal II al V sec. d. C.). Sulla superficie esterna di una zanna di elefante, su due registri, sono rappresentate “scene di vita agreste” e “il mito di Orfeo”. L’elegante intaglio ad altorilievo dà forma ad una affollata composizione di una straordinaria espressività materica. Nata probabilmente per uso pagano, venne riutilizzata come pisside o reliquiario in epoca paleocristiana, interpretando il mito di Orfeo in chiave cristiana. Nel tempo ha subito parecchi traumi: tagli, rotture, restauri inappropriati. L’intervento del 2002 e la nuova sistemazione, che ne permette la visione a 360°, l’hanno restituita in  tutta la sua eccezionale bellezza.

Si passa poi nella SEZIONE LAPIDARIO. Due sale ospitano uno dei principali nuclei espositivi, costituito dal materiale lapideo altomedioevale. Lastre, capitelli, colonnine di epoca longobarda e carolingia erano “l’arredo liturgico” della precedente chiesa e vennero poi variamente riutilizzati nella ricostruzione della basilica in epoca rinascimentale. Le lastre sono decorate a bassorilievo con motivi creati da nastri a doppio o triplo capo: cerchi annodati fra loro, aggrovigliate matasse, riquadri, includenti croci, rosette, uccelli, palmette. Motivi che si ripetono in un processo di astrazione del patrimonio figurativo paleocristiano, iniziato già in epoca longobarda. Alcune testimoniano la diffusa pratica del “riuso” rinascimentale, ma già adottata in epoca precedente. La lapide di Cumiano ne è un chiaro esempio. Si tratta della lastra dell’Episcopus Cumiano fatta predisporre dal Re Liutprando (712-744) per l’illustre defunto Abate (653-661) come si apprende dal testo epigrafico. Il materiale è marmo greco. Ascrivibile all’età longobarda era posizionata orizzontalmente, per questo motivo ha due diverse direzioni di lettura: una per l’elegante epigrafe e l’altra per la triplice cornice decorativa. La più interna, lavorata “in negativo”, originariamente doveva contenere paste vitree colorate ed è un esempio, con la vicina lunetta in arenaria, di quelle “sculture gioiello” testimoni dell’amore dei Longobardi per un’oreficeria coloratissima. In epoca carolingia, IX secolo, viene scolpita sul retro e utilizzata in senso orizzontale come pluteo di recinzione o più probabilmente come paliotto d’altare. Nei dieci riquadri, formati dall’intrecciarsi di croci sono inclusi motivi decorativi simbolici che si ritrovane sia nelle lastre della sala precedente che in quelle della cripta.

Anche la lastra, in calcarenite della val d’Aveto, riferibile anch’essa all’VIII secolo, cosidetta dell’”abbas insignis”, è stata oggetto di riuso in età carolingia. In questo caso si è trattato di un radicale smembramento per ottenere pilastrini a sostegno di plutei in una recinzione presbiteriale. Un successivo riutilizzo, in epoca rinascimentale, trasforma i pilastrini in mensole a sostegno di sepolcri dei monaci nella cripta, decorandoli con un motivo vegetale.

Segue la SEZIONE AMPOLLE ED EULOGIE. Questi preziosi reperti, conservati in due vetrine, vennero rinvenuti durante i lavori di risistemazione della cripta nel 1911. Le ampolle forse sono un dono della regina Teodolinda, come quelle di Monza. Sono frammenti di ampolle, lega di piombo e stagno, di area palestinese, risalenti al VI secolo. Importanti dal punto di vista storico, religioso e artistico. Storico: testimoniano i pellegrinaggi in Terra Santa prima della conquista mussulmana. Religioso: figurazioni e iscrizioni ne rivelano l’uso; legate al culto del “legno della Croce”, contenevano olio (“ELAION ZULON ZOE” – “Olio del legno della vita”). Artistico: scene evangeliche, croci fiorite, clipei con gli apostoli, rivelano un’arte che richiama quella degli orafi che a Costantinopoli nel IV, V e VI secolo realizzavano i grandi medaglioni imperiali.

Le eulogie (=buone parole), datate dal VI all’VIII secolo, sono anche queste reliquie: area palestinese, in argilla; area irlandese, in legno, argento; area romana, in pietra, vetro.

In un’altra vetrina sono gli oggetti che la tradizione riferisce a S. Colombano: ciotola, coltello e cucchiaio.

Nella SEZIONE RELIQUIARI E SUPPELLETTILI LITURGICHE  sono conservati oggetti legati al culto e alla tradizione del monastero. A metà strada tra scultura e oreficeria è il Busto Reliquiario di S. Colombano, opera di area pavese, in argento e rame dorato. La mitra, in lamina d’argento battuta e cesellata è del secolo XVIII. Contiene reliquie del capo di S. Colombano e viene solennemente prelevata per le celebrazioni la vigilia della festa liturgica del Santo, che cade il 23 novembre.

Segue la SALA DELLE SCULTURE, con un S. Rocco, scultura lignea datata all XVI secolo; due piccole Madonne con Bambino, una proveniente dal Santuario della Madonna di M. Penice, riconducibile ad uno scultore di area francese degli inizi del XV secolo e un’altra, policroma, riferibile ad uno scultore tardo quattrocentesco di cultura tosco-emiliana. Suggestiva è la statua lignea del XVI secolo, raffigurante S. Colombano . Originariamente collocata nella nicchia sulla facciata della basilica, venne rimossa nel 1960, sostituita da una copia in bronzo e  successivamente restaurata.

La piccola PINACOTECA chiude il percorso. Domina il Polittico dell’Assunta, una tempera su tavola di legno datata 1522, opera di Bernardino Luini, eseguita per la Cattedrale di Bobbio, su commissione del Vescovo Bagarotto, come pala per l’altar maggiore. Rimosso e smembrato (mancano due pannelli e la cornice) in epoca barocca per far posto agli affreschi con il Ciclo dell’Assunta. Con la Natività che le sta di fronte, delicata tempera su tela di Bernardino Lanzani, l’autore degli affreschi in Basilica, testimonia la diffusione della pittura rinascimentale lombarda.

Museo dell’Abbazia

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