Concattedrale di Bobbio

Il Duomo è monumento di grande interesse artistico e storico. La sua primitiva struttura risale al 1075, sotto l’episcopato di Guarnerio.
La bella chiesa romanica fu costruita da mastri nordici, ma l’edificio ha subito lungo i secoli notevoli alterazioni. Sono originali le due maestose torri, ma solo nella loro parte inferiore. Quella di destra, destinata originariamente a fortezza, terminava con un semplice tetto a quattro spioventi; la cella campanaria fu costruita nel 1532 dal Comune, il quale ottenne dal vescovo il permesso di potervi collocare il suo orologio.
La torre di sinistra era la vera torre campanaria. In origine era un poco più alta di quella di destra, terminando su tre lati con una stupenda trifora e una monofora verso occidente; il tetto era uguale a quello della torre di destra. Sul principio del XVII secolo, distrutta la trifora, la torre subì l’attuale sopraelevazione.

La facciata risale al 1463: le tre porte in basso, prima in stile gotico, vennero modificate nel XVIII secolo. La facciata dell’XI secolo era più arretrata, in modo da lasciare completamente libero lo spazio tra le due torri.
La cattedrale romanica di Guarnerio aveva le dimensioni di quella attuale; solo la parte absidale, dopo la rottura dell’abside tonda, venne leggermente allungata.

 

INTERNO

 

La scala che immette nell’interno del Duomo derivò dalla successiva sopraelevazione del livello della piazza, fatta per difendere l’edificio dall’irruenza dell’acqua piovana.
La facciata dell’XI secolo si trovava in fondo alla scala, nel punto ove comincia la prima campata quadrata.
Le pitture del corpo della chiesa risalgono alla fine del 1800 e sono opera del torinese Luigi Morgari. La decorazione, di gusto bizantino, è stata realizzata dal lodigiano Aristide Secchi nel 1896.
La cappella di S. Sebastiano si trova in fondo alla scala d’ingresso, sul lato destro. Essa risulta dentro la base quadrata della torre di destra. Fu trasformata in luogo di culto durante la peste del 1498: in quell’occasione venne aperta l’ampia finestra verso la piazza, per consentire ai fedeli di partecipare ai riti sacri, essendo il Duomo chiuso per motivi sanitari. Verso l’inizio del XVI secolo, il Comune contribuì alla sua ristrutturazione: nel 1507 veniva affrescata la volta da pittore ignoto. Un buon restauro conservativo ha fermato il progressivo deterioramento. Il pavimento in ceramica risale al principio del XVI secolo.
La cappella di S. Michele era la prima della navata minore di destra, ove oggi si trova l’ingresso al palazzo vescovile, al Museo della Cattedrale e alla Statio Peregrinorum presso l’Antica Curia di Bobbio. La fondò nel 1369 il canonico Ocelli, e a quel periodo deve riferirsi il frammento di una crocifissione ancora visibile. Al lato sinistro della cappella è collocata una lapide tombale della famiglia Giorgi risalente al 1462.
Seguono due cappelle cinquecentesche, una dedicata a Santa Franca e una della nobile famiglia Buelli. Il quadro dell’Angelo Custode della cappella di S. Franca è opera del pittore Carlo Francesco Nuvoloni, eseguito intorno al 1625.
La cappella dell’Eucarestia si trova nel braccio destro del transetto. Gli stucchi e le colonne sono opera del mastro Ciseri e risalgono alla seconda metà del XVII secolo. Gli affreschi furono realizzati nel 1756 con il contributo del re Carlo Emanuele: sono opera di pittori milanesi, ma il loro nome è rimasto ignoto. Sul lato sinistro della cappella vi è una piccola abside tonda: si tratta della cappella di S. Nicolao, costruita dalla famiglia Cigala nel XV secolo.
L’antica cappella di S. Giovanni si trova nella prosecuzione della navata minore di destra, oltre il transetto. La struttura muraria appartiene alla primitiva chiesa romanica di Guarnerio. Un ignoto pittore della seconda metà del XV secolo aveva affrescato l’ultima campata della cappella, ma dopo la peste del 1630 l’intero dipinto era stato ricoperto da una spessa mano di calce, per motivi sanitari.
Nel 1910 si scoprì casualmente la presenza di un affresco sotto la calce della parete di sinistra e venne in luce una stupenda Annunciazione. Intanto l’umidità e poi il terremoto fecero crollare l’intero affresco della volta. Un accurato restauro scientifico ha messo in luce sul lato sinistro della cappella una magnifica Annunciazione di autore ignoto, opera attribuita alla seconda metà del XV secolo.
Nella Cappella maggiore il pittore Francesco Porro, un ragguardevole esponente del quadraturismo lombardo, ci ha lasciato un pregevole poema di colore. Iniziò il lavoro nel dicembre del 1723. «Gli affreschi si presentano come una opera linguisticamente omogenea; non esiste in essi uno stacco fra la quadratura e il racconto, che trapassano l’una nell’altro in uno stesso movimento ondeggiante e festoso, in una stessa luminosa e delicata intonazione cromatica: si veda in particolare l’affresco absidale, dove le figure della Vergine Assunta e degli angeli sfondano la cornice del quadro per librarsi liberamente fra le architetture, ed il moto lieve e fatuamente aggraziato delle membra e dei panneggi si comunica alle cornici, alle mensole, ai coronamenti che si arricciano e si piegano morbidamente, ed ai festoni di fiori e di frutta che vivono degli stessi tenui verdi, rosa, azzurri pastello delle figure in volo» (F. Franchini). Il monumentale altare fu messo in opera nel 1750 su ordine del vescovo Birago.
La stupenda croce dell’altare maggiore risale al XVI secolo. In origine era appesa a una trave infissa nei muri laterali della cappella maggiore; in seguito fu spostata nella cappella del Suffragio e verso la fine del 1800 venne collocata nella posizione attuale. L’ignoto artista ha voluto celebrare la risurrezione e la vita più che la morte e il dolore: infatti, gli occhi sono semi aperti e il volto esprime uno maestà serena.
La sacrestia si trova in testa alla navata minore sinistra. Fu costruita nel 1636, dopo l’abbattimento di una antica cappella, forse risalente al XI secolo. Sono pregevoli gli armadi in legno di noce del XVII secolo.
Nel braccio sinistro del transetto vi è la Cappella del Rosario, con stucchi di Cristoforo Ciseri del XVII secolo. Le pitture sono opera di un artista locale, Luigi Brugnelli e furono eseguite nell’ottobre del 1824. Sulle pareti laterali vi sono angeli con drappeggi, dipinti nel 1951 dal pittore genovese G. L. Leggero. La bella statua della Madonna sopra l’altare fu acquistata verso il 1652, ma è ignoto l’autore.
Accanto alla porta della sacrestia è situato il sepolcro del vescovo Pietro Zuccarino (1953-73): la lapide bronzea è opera dello scultore G .B. Airaldi e fu posta in opera nel 1974.
Dal transetto, mediante due scale, si scende nella cripta, creata durante i lavori di ampliamento del XV secolo.
In fondo alle due rampe di scale vi è il sepolcro dei vescovi: in esso riposano i vescovi Bellini, Croce, Manara, Cornaccioli, Campi, Terin Bonesio, Fabi, Volpi, Cavalleri, Vaggi, Gaio, Porrati e Bertoglio.
La cappella della cripta attuale è dedicata a S. Antonio Gianelli, vescovo di Bobbio dal 1838 al 1846. Il suo corpo giace in un’urna sotto l’altare.
Dal transetto, proseguendo lungo la navata di sinistra si incontra la Cappella di S. Giuseppe, precedentemente di S. Carlo, la quale ha subito troppe trasformazioni: in alto vi è ancora una bella cornice cinquecentesca in stucco; il quadro e l’altare sono molto recenti.
Più avanti vi è la Cappella del Suffragio: gli stucchi sono del decoratore Secchi e il quadro del crocifisso è di Luigi Morgari.
Sul fondo della navata è situato il fonte battesimale, opera del piacentino Perotti. Il quadro, su tela, di S. Giovanni è della fine del XVI secolo e l’ignoto pittore forse apparteneva all’area parmense. Segue infine la torre campanaria di sinistra.